Fungo Portobello

In questo articolo parleremo appositamente del Fungo Portobello e ti spiegheremo a cosa si riferisce con questo nome. Sicuramente non alla celebre road di Londra e nemmeno al celebre mercatino che si tiene sempre in quella città.

Ma no… il “Portobello ” non è altro che un fungo, molto conosciuto e commercializzato. Si tratta appunto del Fungo Portobello ma altro non è che un fungo del genere Agaricus.

Al genere Agaricus appartengono numerose specie di funghi non tutti commestibili.

Molto conosciute sono le due specie più commercializzate perché il loro nome più comune è fungo Champignon o Fungo prataiolo.

fungo Portobello - Agaricus Bisporus

Curiosità del Fungo Portobello

Gli Champignon devono il loro nome ai francesi che furono tra i primi ad  apprezzarne le qualità e che li chiamarono poi Champignon de Paris per distinguerli da altre specie di funghi che, nell’800, venivano coltivati anche nei giardini e rappresentavano una novità per l’epoca anche se, già nell’antichità, venivano coltivati in grotte.

In Inghilterra, il fungo Portobello è chiamato anche “bottom” che significa “ fungo bottone” oppure Portobello probabilmente perché veniva venduto anche nel celebre mercato londinese.

In Italia è stato ripreso quest’ultimo nome grazie alla presentazione che ne fu fatta in una celebre trasmissione degli anni ‘70 ideata da Cesare Cesarini e da padre Gabriele Adorni,responsabile del settore radiotelevisivo della RAI e dell’Antoniano, entrambi appassionati di micologia.

La trasmissione, presentata da Enzo Tortora, si chiamava proprio Portobello e il presentatore cercava di far ripetere questo nome ad un pappagallo.

Caratteristiche del Fungo Portobello

Come abbiamo già detto sopra, il fungo Portobello appartiene al genere Agaricus bisporus varietà Avellanus ed è chiamato anche Prataiolo coltivato.

Questi funghi hanno un cappello inizialmente emisferico, globoso che, con la crescita, si allarga fino a mostrare le fitte lamelle piuttosto rosate che scuriscono con l’età fino a diventare nocciola.

Ha un gambo cilindrico, pieno, leggermente allargato alla base.

La carne del cappello è soda e compatta da giovane, tende a diventare più molle con l’avanzare dell’età.

Ha un odore gradevole che ricorda un bosco di conifere e un sapore delicato molto versatile ed apprezzato in cucina.

Cresce per un periodo abbastanza lungo a seconda delle zone più o meno temperate ma si trova tutto l’anno sugli scaffali dei supermercati perché viene coltivato. Puoi addirittura coltivarlo a casa utilizzando le balle di funghi champignon.

Infatti esistono numerose aziende specializzate in questo ma, oggi, è possibile coltivarlo anche a livello amatoriale e per uso personale grazie a balle predisposte con il substrato adatto posizionabili anche in cantina o in giardino nella stagione più adatta.

Proprietà del fungo portobello

Da studi specifici, si sono evidenziate le molteplici proprietà benefiche dei funghi commestibili e specialmente dei funghi Portobello che, per questo, sono tra quelli più consumati.

Con il loro gusto delicato, sono apprezzati nelle diete perché contengono pochissime calorie di contro all’abbondanza di minerali, vitamine, proteine, fibre, aminoacidi, acido folico.

Hanno proprietà antinfiammatorie, aiutano nelle prevenzione del colesterolo e in molte altre problematiche.

Ricette col Fungo Portobello

Gli Champignon e, in particolare il fungo Portobello, si possono usare in cucina per molteplici preparazioni: sott’olio (specialmente gli Champignon più giovani), trifolati, ripieni, rosolati, crudi o in insalata.

Per leggera la scheda completa del fungo portobello consulta l’articolo specifico: agaricus bisporus – fungo portobello.


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Fungo velenoso dal cappello rosso

Quando si parla di funghi belli e velenosi, la prima immagine che si forma nel nostro cervello è quella del fungo velenoso dal cappello rosso. Si tratta dell’Amanita muscaria, il più famoso fungo con il cappello rosso chiamato anche ovolo malefico.

Amanita muscaria - Ovolo malefico

E’ infatti uno dei funghi più famosi e conosciuti: è stato usato in favole e rappresentazioni nei film animati di Walt Disney.

Introduzione al Fungo velenoso dal cappello rosso

Amanita muscaria - ovolo malefico - fungo velenoso dal cappello rosso
Giovani di Amanita Muscaria, il fungo velenoso dal cappello rosso

Viene chiamato anche, popolarmente, “fungo di Biancaneve” e, a lui, sembra che si riferisca anche la storia di “Alice nel paese delle meraviglie”. In particolare quando Alice mangia un pezzetto di fungo e tutta la realtà “cambia” completamente.

Quello che è certo è che, nonostante la pessima fama, il fungo dal cappello rosso o Amanita muscaria, non presenta un grado di tossicità così elevato da portare alla morte.

Alcuni cenni storici

Fino all’inizio del ‘900 è stato usato come un “moschicida”, come suggerisce il suo nome. Infatti si era notato che le mosche che si posavano sul suo cappello apparivano inebriate e facilmente eliminabili. 

I cappelli venivano messi in ciotole con latte e zucchero per attirare le mosche ed eliminarle.

Già migliaia di anni fa, l’Amanita muscaria veniva usata dagli sciamani per indurre allucinazioni e visioni del soprannaturale.

Questo fungo dal cappello rosso sembra che fosse usato anche dai Vichinghi. Questi popoli gli attribuivano proprietà magiche ed erano soliti ingerirlo prima delle battaglie perché sembra donasse maggiore aggressività.

Gli etnomicologi ci dicono che in Siberia sembra che il fungo velenoso dal cappello rosso sia usato anche ai giorni nostri per alcuni riti sciamanici. C’è da dire, comunque, che la varietà asiatica è meno tossica.

Il fungo dal cappello rosso è stato chiamato anche la “droga dei poveri”, sai perchè? Perché le sue proprietà rimangono praticamente intatte nell’urina di chi lo ha mangiato per cui, questa, veniva bevuta da chi non poteva avere accesso al fungo.

Comunque, in alcune zone intorno al lago di Garda, viene ancora consumato dopo avergli tolto la cuticola, averlo bollito e conservato sotto sale.

Danni provocati dal fungo velenoso dal cappello rosso

La sindrome provocata dall’Amanita muscaria è una delle sindromi a breve latenza, la sindrome panterinica con impronta psicomotoria.

Raramente il fungo velenoso dal cappello rosso risulta fatale: questo dipende soprattutto dalla quantità ingerita e dalle caratteristiche dell’organismo delle persone che la assumono.

Caratteristiche del Fungo velenoso dal Cappello Rosso

Cappello globoso allo stato iniziale, racchiuso dentro un velo che lo copre completamente.

Crescendo il velo si spacca e rimane in parte sul cappello, per formare le tipiche verruche. Il cappello poi assume una forma semisferica che si distende fino a diventare quasi un “disco” allo stadio adulto.

E’ di colore rosso vermiglio o rosso acceso.

Il fungo velenoso dal cappello rosso presenta delle macchie in rilievo, le verruche. Altro non sono che i resti del velo che avvolge il fungo allo stadio di ovolo.

La cuticola è sottile, si stacca facilmente e quando l’aria è umida, è piuttosto viscida.

Le lamelle sono un pò distanziate dal gambo, sono ben definite ma fitte con la presenza di lamellule. Sono di colore bianco o giallognolo.

L’Amanita muscaria ha il gambo cilindrico e slanciato, un po’ ingrossato alla base e di colore bianco con un anello. L’anello è il residuo della volva che racchiudeva tutto il carpoforo allo stadio di ovolo e si è tagliata poi all’altezza del cappello per formare le verruche.

E tu, hai mai trovato questo fungo? Condividi e raccontaci la tua esperienza nei commenti, è sempre interessante leggere le storie di altri appassionati di funghi.

Cortinarius orellanus – Cortinario orellano

Il Cortinarius orellanus, anche chiamato Cortinario orellano,  è un fungo MORTALE  del periodo tardo autunnale.

E’ un fungo dall’aspetto abbastanza robusto, considerato fino a pochi decenni fa, commestibile.  Solo recentemente si è rivelato infido e mortale per le caratteristiche che descriveremo più avanti.

Fortunatamente, è abbastanza raro in Italia anche se, nei luoghi dove nasce, spesso si può trovare in gruppi anche numerosi.

Cortinarius orellanus - Cortinario orellano

Introduzione al Cortinarius orellanus

L’etimologia del nome scientifico di questo fungo ha origine dal latino Cortinarius che significa “ attinente alle cortine”, a causa dei residui del velo che avvolge gli esemplari alla nascita e che poi spariscono e “orellanus” che deriva da Bixia orellana , pianta da cui si estrae un colorante arancio ruggine.

La specie del Cortinarius orellanus appartiene alla Divisione Basidiomycota , della Classe Basidiomycetes , Ordine Agaricales , Famiglia Cortinariaceae , Genere Cortinarius , Sottogenere Leprocybe.

Altri Nomi del Cortinarius orellanus

Il Cortinarius orellanus , il cui sinonimo è Cortinarius rutilans, è conosciuto anche, coi nomi di:

  • Cortinario Orellano
  • Orellano

Cortinarius orellanus - Cortinario orellano

Descrizione e morfologia del Cortinario orellano

Cerchiamo adesso di illustrare più chiaramente possibile le caratteristiche morfologiche di questa specie di fungo.

Il Cappello

Il cappello del Cortinarius orellanus è sottile, con dimensioni che vanno dai 4 agli 8 cm di diametro.

Inizialmente, ha la forma di una semisfera irregolare, leggermente campanulato.

Crescendo tende a spianarsi, a distendersi fino a diventare, in fase adulta, depresso, con piccole gobbe e spesso con un evidente umbone al centro.

Da giovane ha un margine delicato, involuto e piuttosto arrotolato, poi si apre diventando ondulato o lobato.

Con l’età, il margine tende a contorcersi e a spaccarsi.

La cuticola de fungo Cortinario orellano giovane ha un aspetto liscio, vellutato, opaco e asciutto.

Non è igrofana ma ricoperta da piccole squamette e fibrille minute.

Il colore del cappello è marrone-rossiccio, aranciato, tendente al color rame.

Specialmente in fase adulta, spesso è più scuro fino al color mattone, comunque quasi sempre abbastanza omogeneo.

Le Lamelle

Le lamelle dell’imenoforo del Cortinarius orellanus sono larghe, alte, distanziate tra loro, annesse al gambo, adnato-smarginate.

Si presentano, a volte, quasi grinzose e con il margine eroso, con lamellule tra l’una e l’altra.

Quando il cappello si apre, inizialmente vanno dal colore tabacco al marrone rossiccio con tonalità arancio.

Da adulti, con la maturazione delle spore, diventano più simili al colore del cappello con toni e riflessi color ruggine.

Il Gambo

Il gambo del Cortinario orellano può raggiungere un’altezza che va da 3-4 cm a 9-10 cm con un diametro che varia da 0,8 a 1,8 cm.

Ha forma generalmente cilindrica, piuttosto slanciato, sodo, pieno e fibroso.

Talvolta, nella zona centrale, si presenta più allargato mentre, alla base, più stretto.

E’ decorato longitudinalmente da sottili fibrille marroni-rossicce che gli danno riflessi rugginosi simili al colore del suo cappello.

Vicino al cappello e alla base ha un colore più chiaro.

Le Spore

Le spore hanno forma piuttosto ovale e a mandorla e sono ricoperte da piccole e fitte verruche.

Il loro colore è ocra, ruggine in massa.

Hanno dimensioni di 10-12,5 × 5,5-6,5 µm.

Cortinarius orellanus - Cortinario orellano

La Carne

La carne del Cortinarius orellanus è soda e compatta ma piuttosto sottile.

Sotto la cuticola ha colore mattone-ruggine, poi va dal giallo al rossastro.

Nel gambo è setosa e compatta, vicino al piede del gambo è più scura.

Odore : di radice o di rapa, leggero, non molto persistente.

Sapore : acidulo-dolciastro, di terra ( raccomandiamo di non ingoiare!).

Habitat del Fungo Cortinario orellano

Il Cortinarius orellanus è un fungo simbionte di latifoglie ed, in modo particolare, di faggi, querce ma non disdegna neanche i noccioli.

E’ una specie che fruttifica anche in zone collinari da fine estate ( agosto) ad autunno inoltrato.

Questo fungo non è molto diffuso in Italia ma, dove fruttifica, si può trovare isolato o crescere in gruppi abbondanti dove si può ritrovare, spesso, anche negli anni successivi.

Cortinarius orellanus - Cortinario orellano

Commestibilità

Il Cortinarius orellanus è un fungo VELENOSO MORTALE.

Esso è responsabile di una delle peggiori sindromi a lunga latenza provocate da alcune specie di funghi.

La sindrome sopra nominata è quella orellanica, perché il Cortinario orellano contiene una tossina conosciuta con il nome di orellanina .

Questa tossina è particolarmente infida perché , essendo a lunga latenza, quando ci si rende conto di esserne vittime, ormai è troppo tardi.

Gli effetti della sua tossicità, che colpisce i reni, possono manifestarsi  da 2 a 18 giorni dopo l’ingestione.

Inizialmente l’intossicazione inizia con un leggero malessere, inappetenza, dolori muscolari e stanchezza generale poi subentra una sete bruciante e l’aumento della diuresi, con persistenza e aggravamento di nausea, cefalee, dolori muscolari e brividi.

Fino a questo momento non ci si rende pienamente conto di ciò che sta succedendo nell’organismo: può verificarsi anche, a seconda delle persone, una fase di apparente remissioni dei sintomi fino a che si ha la necrotizzazione dei tubuli renali.

Nel 10% dei casi, si arriva al decesso, altrimenti si rende necessario ricorrere alla dialisi, al rene artificiale fino ad arrivare al trapianto renale.

Anche solo per un leggero avvelenamento possono essere necessari diversi mesi di trattamento in ospedale.

Il fatto che, nonostante l’aspetto sgradevole, il cattivo odore e sapore di questo fungo, possa essere consumato è, in gran parte dovuto al fatto che questi avvelenamenti avvengono principalmente in zone dove, per abitudine vengono consumati funghi del genere Chroogomphus , i quali, in fase giovanile presentano alcune  affinità.

Funghi simili al Cortinarius orellanus

Questa specie può essere confusa con:

    • Cortinarius speciosissimus ( Cortinarius orellanoides), molto simile nei colori, con il cappello conico-umbonato, il gambo con bande irregolari giallastre e cangianti.Il luogo ideale di questa specie, però, è il bosco di conifere.
      Anche questo fungo è velenoso mortale, a causa dello stesso principio tossico, l’orellanina.
    • Cortinarius cinnabarinus , ha colore rosso vermiglio, lamelle di un colore ancora più intenso; nasce nelle faggete. E’ velenoso ma non mortale , responsabile della sindrome gastroenterica .
    • Cortinarius sanguineus, completamente di colore rosso sangue, cresce sotto le conifere. Anche questo è velenoso ma non mortale , responsabile della sindrome gastroenterica .
    • Cortinarius bolaris, di colore chiaro o ocra, con squame vermiglie e lamelle color cannella.
  • Possono somigliare al Cortinarius orellanus , tutti i funghi del Sottogenere Leprocybe, anche se hanno colori più giallastri e meno rugginosi

Curiosità

Il  Cortinarius orellanus è sicuramente più velenoso del Cortinarius speciosissimus , perchè l’orellanina , la tossina responsabile è presente in misura maggiore nell’orellanus, rispetto al lo speciosissimus.

Il periodo di latenza, prima della manifestazione esplicita di sintomi d’intossicazione da orellanina , varia da individuo a individuo, a seconda della quantità ingerita e può essere lungo anche oltre 10 gg.

Per questo, quando ci si rende conto dell’intossicazione, può essere troppo tardi.

Infatti, per alcuni studiosi, l’orellanina rimane nell’organismo anche fino a sei mesi dopo l’ingestione, per questo motivo, anche il trapianto  deve essere fatto dopo un tempo di almeno 1 anno per dare tempo agli organi coinvolti di smaltire questa terribile tossina.

SINDROME ORELLANICA

La tossina di questa sindrome è stata individuata ed isolata per la prima volta dal  micologo polacco Stanislaw Gryzmala nel 1965 dopo un’ intossicazione di massa, iniziò a collegare i numerosi decessi già avvenuti con il consumo di questa specie di fungo, che fino a poco tempo prima veniva venduto nei mercati di Varsavia.

Questo studioso capì che il Cortinarius orellanus era responsabile dell’insorgenza di una sindrome nefro citotossica e riuscì ad isolare la tossina da lui chiamata orellanina.

Non fu affatto semplice collegare i vari fatti anche perché, l’insufficienza renale non è sempre presente: può dipendere, infatti, da una predisposizione individuale, da una nefropatia preesistente e dalla dose totale di tossine ingerite, considerando anche il fatto, non secondario, che il tempo di latenza è lungo e le prime manifestazioni cliniche importanti possono insorgere anche dopo 20-30 giorni dall’ingestione.

Non esistendo un trattamento antidotico specifico, se si sopravvive alla fase acuta, si è condannati a dialisi a vita o a trapianto di reni.

CARTA D’IDENTITA’


DIAMETRO CAPPELLO: 3-10 cm.
COLORE CAPPELLO: Cannella
ALTEZZA GAMBO: 4-8 cm
COLORE GAMBO: Ruggine
LAMELLE: Ruggine
CARNE: Giallastra
ODORE: Ravanello
SAPORE: Dolciastro
SPORE: Ocracee
HABITAT: Latifoglie

COMMESTIBILITA’: VELENOSO MORTALE


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Boletus regius – Boleto regale

Introduzione al Boletus regius

Il fungo Boletus regius, secondo la nuova nomenclatura è stato rinominato Butyriboletus regius.

E’ un fungo commestibile che, in realtà, non appartiene propriamente ai funghi “ edulis ”, ma a quella degli “ appendicolati ”, che comprende tutti i boletus con gambo e tubuli gialli.

Boletus regius - Boleto regale

Non è molto comune, ma è tra i Boleti più spettacolari per il contrasto dei suoi colori.

Questa specie di fungo appartiene al genere Boletus , alla famiglia delle Boletaceae , all’ordine Boletales , alla classe dei Basidiomycetes e alla divisione Basidiomycota .

Etimologia

Come già descritto nell’etimologia di altri Boleti, il nome Boletus ha un’origine controversa perchè sembra che derivi dal greco Bolites che, i romani successivamente, hanno adottato e latinizzato con Boletus perché si riferiva “ a qualcosa di tondo che spuntava dal terreno ” e con cui indicavano i funghi migliori.

Veniva indicata con questo nome anche l’Amanita cesarea, già allora molto apprezzata.

Plinio, in alcuni dei suoi scritti, riferisce dei Porcini che gli antichi Romani chiamavano anche “ suilli ”, che significava “ relativo al maiale ”, “porcino”, proprio perché queste specie di funghi costituivano cibo per maiali.

Secondo Plinio, i “Suilli” costituivano specie “ molto inclini al veleno ”, riferendosi molto probabilmente a Boletaceae tossiche, da cui metteva in guardia per le loro conseguenze.

Solo nel 1500 circa, viene trovato, in uno scritto di Plinio, riferimento ai “ Suilli” come traduzione di Porcino riferito ai Boleti e non all’Amanita caesarea.

Regius dal latino regius , regale, per il colore rossastro del cappello e giallo-oro dei pori e del gambo.

Boletus regius - Boleto regale
Due esemplari di Boletus regius – Boleto regale

Altri Nomi del Boletus regius

Come anticipato nel paragrafo precedente, questo fungo  è anche conosciuto con il nome di :

  • Boleto regale
  • Boleto regio
  • Cardinale
  • Fragolata

Descrizione del Boletus regius

Parliamo adesso delle caratteristiche fisiche e morfologiche del Boleto regale.

Il Cappello

Il cappello del Boletus regius può avere dimensioni notevoli: infatti il suo diametro può variare dai 6 – 8 cm fino a 20 e anche più cm.

Inizialmente, ha una forma semisferica, crescendo diventa convesso e, verso la vecchiaia, tende ad spianarsi in modo irregolare.

E’ carnoso e sodo ma con l’età diventa molle.

Da giovane presenta un margine leggermente eccedente, in fase di maturità diventa lobato con un aspetto quasi a festone.

Ha una cuticola liscia, vellutata e leggermente fibrillosa, asciutta, non separabile dal cappello.

Con la maturità o il tempo asciutto, si screpola specialmente nella zone centrale.

Il Boleto regio spicca per il colore della sua pelle: essa infatti, varia dal rosa al rosso cardinale, carminio passando attraverso le varie tonalità di lampone, fragola, porpora.

Può presentare zone color ocra o verde oliva.

Con l’età, queste tendono a scurire e a diventare giallognole mentre il rosso si attenua pur mantenendo le varie sfumature.

Tubuli

I tubuli dell’imenoforo del Boletus regius hanno la caratteristica comune a tutti i Boleti.

Essi, infatti, a maturità, sono spugnosi.

In fase giovanile, invece, sono lunghi, arrotondati e più piccoli verso il gambo.

Hanno un bel colore giallo-oro che, con l’età assume una sfumatura più limone fino a diventare olivastri.

Boletus regius - Boleto regale

Il gambo

Il gambo del Boleto regale è robusto, a volte cilindrico ma piuttosto tozzo e corto.

E’ ingrossato verso il centro, a volte bulboso o a forma di clava.

Ha un bel colore giallo ma, talvolta, nella parte alta verso il cappello, può presentare sfumature rossastre con un reticolo a maglie sottili dello stesso colore del fondo.

Può avere dimensioni di 4-5 cm di diametro con un’altezza di 6- 10 cm.

Pori

I pori del regius sono piccoli, tondi, appressati.

Hanno un colore giallo-oro, con iridescenze rosee, come i tubuli.

Con l’età diventano olivastri, talora con sfumature rugginose.

Se toccati, non hanno viraggi evidenti.

Le Spore

Le spore del Boletus regius hanno forma ellittica, sono fusiformi e cilindriche.

Hanno spesso, all’interno, numerose guttule.

Il loro colore è marrone-oliva in massa.

Le dimensioni sono 12,5-17,5 x 3,5-5  µm.

La Carne

Ha colore giallo chiaro, più rossastra sotto la cuticola e raramente vira al taglio.

Quando viene attaccata da larve e parassiti, assume toni marroni rugginosi.

La carne del gambo è piuttosto dura e coriacea.

Odore : non molto percettibile, leggermente fruttato

Sapore : gradevole, dolciastro

fungo Boletus regius - fungo Boleto regale

Habitat del Boletus regius

Il Boletus regius è un fungo simbionte di latifoglie specialmente faggi, castagni, querce, tigli, betulle.

Fruttifica dalla tarda primavera a inizio autunno su un substrato preferibilmente neutro-basico e, in particolare, essendo tipico delle aree mediterranee calde, si sviluppa più facilmente dopo i temporali estivi.

E’ abbastanza facile trovarlo in gruppi di numerosi esemplari vicini ed è più frequente nelle zone appenniniche mentre lo è meno in altre zone.

Funghi simili al Porcino regale

Il Boleto regale può essere confuso dai meno esperti con altre specie:

Butyriboletus pseudoregius o Boletus pseudoregius , che si distingue per la struttura meno massiccia, per l’evidente viraggio della carne all’azzurro e per le sfumature rosa-rosse alla base del gambo.

Butyriboletus subappendiculatus  o Boletus subappendiculatus, che è simbionte specialmente dell’abete bianco ed ha un cappello color camoscio con la cuticola fibrillosa-tomentosa.

Rubroboletus pulchrotinctus o   Boletus pulchrotinctus, tossico, che ha i pori  inizialmente giallo pallido, che diventano però giallo-arancio-rossastro dopo poco tempo, il gambo giallo chiaro con toni rosati nella parte mediana decorato da un reticolo rossastro, per la carne chiara sfumata di giallo, rosa sotto la cuticola, che vira all’azzurro appena tagliata.

Boletus aemilii, che ha tubuli corti, assenza di reticolo ed un evidente viraggio di colore generale.

Boletus pallescens, che ha un cappello color ocra chiaro o bianco sporco ma un sapore simile al regius. E’ considerato da molti una sua varietà.

Commestibilità del Boletus regius

La commestibilità del Boletus regius è considerata ottima dagli estimatori di alcune zone di nascita mentre da altri più scadente.

Il profumo quasi impercettibile e il sapore vengono esaltati dalla cottura che lo rendono paragonabile a specie più apprezzate di Porcini.

Come gli altri Boleti più famosi, si presta a numerose preparazioni e all’essiccazione.

E’ necessario, però, seguire alcuni semplici ma importanti consigli:

  • deve essere eliminato il gambo perché ha una carne molto coriacea, quindi inadatta al consumo;
  • la carne del cappello è molto indigesta per cui si consiglia di consumarlo in modo moderato ed abbinato ad altri porcini oppure con patate al forno.

Proprietà

Come tutti i Boleti, anche il regius ha proprietà utili al nostro organismo.

Le sue caratteristiche organolettiche e chimiche, però, come già detto, ci consigliano di usarlo ben cotto e in abbinamento ad altre specie o a patate perchè, proprio a causa di alcune sostanze, risulta particolarmente indigesto.

E’ sempre consigliabile, eventualmente, consumare esemplari giovani privati del gambo e in quantità modeste.

Le reazioni di ogni organismo sono comunque soggettive e si possono verificare allergie o altri disturbi fastidiosi come per qualsiasi altra specie.

CARTA D’IDENTITA’


DIAMETRO CAPPELLO: 5-20 cm.
COLORE CAPPELLO: Rossastro
ALTEZZA GAMBO: 5-15 cm
COLORE GAMBO: Giallo
PORI: GiallI
CARNE: Gialla
ODORE: Lieve , fungino
SAPORE: Dolce
SPORE: Olivastre
HABITAT: Latifoglie

COMMESTIBILITA’: BUONO

Paxillus involutus – Agarico involuto

Il Paxillus involutus o Agarico Involuto,  è un fungo considerato ottimo commestibile fino a poco tempo fa, con un gran numero di consumatori.

Da studi abbastanza recenti, invece, è emersa la sua tossicità, sia se consumato da crudo che da cotto.

Il fatto che l’ Agarico involuto venisse consumato senza conseguenze per alcuni individui, si può spiegare in diversi modi:

  • c’era la possibilità che non fosse proprio questa specie ad essere mangiata, ma una delle specie simili illustrate nel capitolo di “ funghi simili”, la cui tossicità è ancora incerta;
  • non tutti gli individui che lo consumano hanno le stesse reazioni immediate perché, il suo avvelenamento avviene per accumulo danneggiando in modo irreversibile i globuli rossi e portando alla morte ( sindrome paxillica).

Nonostante ripetuti casi di avvelenamento, anche gravissimi, in alcune regioni d’Italia questa specie viene ancora consumata e ritenuta buon commestibile.

paxillus involutus_2

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Clitocybe nebularis – Fungo delle Nebbie

Il Clitocybe nebularis, è anche conosciuto, comunemente, come Fungo Ferla o fungo cardinale.

E’ una specie che è stata molto controversa per la sua commestibilità: nei testi di micologia, più recenti, è descritto come tossico ma, nonostante questo, in moltissime zone viene ancora consumato liberamente.

Addirittura, in passato, è stato uno dei funghi più raccolti e commercializzati in Italia.

Recentemente è stata dimostrata in modo incontrovertibile la sua tossicità e quindi tolto dall’elenco delle specie commercializzabili.

Clitocybe nebularis - Fungo delle nebbie - fungo cardinale gelone ordinale

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Leccinum scabrum – Fungo Leccino

Il Leccinum scabrum è un fungo commestibile conosciuto anche con il nome di Porcinello grigio o Fungo Leccino.

Questo fungo appartiene al genere dei Leccinum, alla famiglia delle Boletaceae, all’ordine Boletales, alla classe Basidiomycetes e alla divisione Basidiomycota.

L’etimologia del nome deriva dal latino ‘leccinus’ che fa riferimento, in genere, all’habitat del fungo, il leccio (Quercus ilex) e ‘scabrum’ che significa “scabro”, per la granulosità del gambo.

Leccinum scabrum - Porcinello grigio - fungo leccino

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